Giovanna Giusti Galardi

Postlignum, postcantum, postscriptum

Radice d’autore.
Genetico passaggio di suono, quel fare artigiano che tasta e ascolta materie, riconoscendo forme segrete, da liberare, in attesa.
È l’artista bifronte, a misura capace di far affiorare la larva per farla volare – sulla tensione di corde conchiuse – per autonoma strada. E affida la selezione prescelta – un piccolo parto – al nuovo composto, nell’aria, a suonare, a scolpire. È allora che ascolti spaccati violini, odori vernici che vengono su da passaggi di trilli. Tattili e invisibili, crettati di luce. Riflessi e disposti a capire, per una polifonia dell’umano.

Di Domenica Regazzoni ho potuto seguire per salti tutto il percorso che ha condotto a queste forme sonore: le prime parole che forgiavano – scolpendolo a vista – il progetto, con passione devota, capace di azzerare tensioni di cuore per seguire con tenacia la chiara traccia di lavoro, prevista. È stato questo il momento del pensiero, pausa al sentire, del trasferire nell’arte il lavoro comune, di figlia e di padre. Poi la strategia di lavoro, disciplina, pazienza e tenacia, ricerca coerente, bisogno di capire, afferrando tutto per mezzo del niente.
Dopo, quando in vita si rimane da soli, si capisce di più. Secondo la logica del togliere per avere, è il passaggio da pagare per salire più su.
Domenica Regazzoni è passata dal suono nello strumento, al legno nella forma, servendosi dell’astrazione e affinando la capacità di comunicare con il linguaggio della natura, affiancandosi ad essa in silenzio, parlando anche a noi del legno d’acero di un albero capostipite o di un nido venuto dal tetto più alto.
Ha cercato, l’artista, ha raccolto, sublimando in materie e spessori via via la volontà di agganciare un filo al suo cuore.
Ha generato suo padre scolpendo il suono e l’odore.
È così che la sua pittura concreta, che dirada o dilata in materie sfaldate o rapprese, qui ha trovato un medium comune: manualità tradotta parola, risonare di nocche, di plettri, di trucioli di scarto, a trattenere confidenze non scritte.

Post-postscriptum

Domenica, ricordi Morandi?
... Seguendo Galileo: "Il vero libro della filosofia, il libro della natura, è scritto con lettere sconosciute al nostro alfabeto. Queste lettere sono triangoli, quadrati, cerchi, sfere, piramidi, coni e altre figure geometriche…così le sensazioni e le immagini prodotte dal mondo visibile, il mondo delle forme, sono difficili da esprimere, e perfino impossibili da tradurre in parole". (1)
E infatti… niente è più astratto della realtà pensava Morandi.

(1) Intervista a Giorgio Morandi, in Voice of America, 25/04/1957