Domenica Regazzoni, la musica sulla tela
Alla giornalista un po' impertinente che alla conferenza stampa della sua personale romana al Museo del Vittoriano chiedeva dove fosse Lucio Dalla, la pittrice Domenica Regazzoni rispondeva candidamente che Dalla era dappertutto. Nelle tele, nei colori, nella musica di sottofondo, nelle parole e nei titoli delle canzoni che fanno da didascalie alle opere…Dalla conosce molto bene queste opere e vi riconosce una parte di sé.
Il sodalizio intellettuale tra la Regazzoni e Dalla è nato circa quattro anni fa.
"Avevo appena chiuso a Bergamo una mostra dedicata alle canzoni di Mogol, quando dissi a un sacerdote conosciuto in quella occasione che avrei tanto voluto realizzare un lavoro sulle canzoni di Dalla - mi dice Domenica, che, oltre a saper dipingere, sa anche raccontare - Mi rispose che mi avrebbe aiutato perché lo conosceva molto bene. E così un bel giorno eccomi da lui in camerino, subito dopo un concerto".
- E Dalla come prese l'idea che una pittrice volesse dedicare un ciclo di opere alla sua musica?
All'inizio era molto sospettoso, temeva che volessi farmi pubblicità attraverso il suo nome. O che magari l'avessi contattato per fare una mostra nella sua galleria privata. Ma io non sapevo neanche che ne avesse una. Era il suo lavoro che mi attraeva. Vi riconoscevo una verità. E mi piaceva perché con semplicità parlava di cose profonde, universali. Ecco, io se lo dovessi dipingere lo farei con i piedi ben ancorati nella terra e la testa nel cielo.
- Come è nato il desiderio di restituire le emozioni date dalla musica attraverso le immagini?
Mio padre era un liutaio. Nella mia casa non c'era un momento in cui non si sentisse della musica. Sono nata nella musica. Per anni ho suonato e dipinto senza saper decidere quale fosse la mia strada. Alla fine sono riuscita a mettere insieme le mie due vocazioni.
- E cosa ha significato essere la figlia di un liutaio?
Da mio padre, che dal legno e dal lavoro manuale riusciva a realizzare l'astrazione del suono, ho imparato a partire dall'artigianato anche per realizzare opere che alla fine diventano spirituali. Mi ricordo la sua emozione quando, alla fine della costruzione di un violino, lo provava per la prima volta. Quella per me è l'espressione dell'arte. Sono convinta, grazie a lui, che in tutte le arti è necessario imparare il mestiere. Poi, semmai, dimenticarlo…
- Tu hai un rapporto simile con la materia?
Si. Mi piace trasformarla. Prendo cose dove capita che prima o poi utilizzerò in un dipinto. Trucioli di legno prelevati dallo studio di mio padre, sassi, garze, stoffe: raccolgo tutto. So da dove parto e non dove arriverò.
- Si è appena inaugurata, in questo stesso spazio, la mostra di Kandinsky, uno degli artisti che più hanno sentito la contaminazione tra la musica, il colore e gli stati d'animo e come te, predilige il blu. Sembra quasi un destino…
Infatti. All'inizio avevo paura che mi schiacciasse. E' stato Dalla a convincermi che dovevo accettare. E sono contenta di averlo fatto.
Intervista di Lea Mattarella a Domenica Regazzoni per la Stampa On line-Arte del 14 ottobre 2000